Roth invia una lettera a Nathan Zuckerman - protagonista di molti suoi libri e alter-ego per eccellenza - chiedendogli se valga la pena pubblicare un testo: sono pagine autobiografiche che l'autore della Controvita ha scritto a seguito di un forte esaurimento nervoso, una crisi emotiva ed esistenziale che lo ha condotto a un ripensamento tanto della sua letteratura, quanto della sua vita. Al punto di spingerlo, per la prima volta, verso un testo apertamente autobiografico, dopo una carriera passata a trasfigurare le proprie vicende nella narrativa di invenzione. L'infanzia in una famiglia modesta ma affettuosa, gli anni a Chicago, il rapporto con Josie, la prima moglie, che lo ingannò per sposarlo e che poi mori in un incidente. E ancora il rapporto con i genitori, l'incontro con Robert Kennedy, l'accusa di antisemitismo. Terminato il manoscritto che racconta la sua vita, arriva la risposta di Zuckerman: perché non ha parlato di sé fino in fondo, inserendo i nomi reali, soprattutto di Josie? Perché non ha rivelato le sue insoddisfazioni e i momenti più imbarazzanti? Forse Roth, conclude Zuckerman, non vuole raccontare quello che è successo, ma solo ciò che gli va, come ha sempre fatto