Alla fine lo hanno salutato come un grande statista. La politica, i rappresentanti delle più alte istituzioni, la stampa nazionale. Per decenni ha goduto di un accesso privilegiato ai mezzi d’informazione, letteralmente sdraiati davanti alle sue dichiarazioni ed esternazioni. Che lui inzeppava sistematicamente di allusioni maligne verso protagonisti scomparsi, di testimonianze false, di ricostruzioni inverosimili e contraddittorie. Uno statista speciale, il cui unico merito pare essere stato quello di picconare le istituzioni dalla sua postazione di presidente della Repubblica prima e di senatore a vita poi. La parabola politica di Francesco Cossiga riassume e racconta la degenerazione del senso delle istituzioni e della funzione del giornalismo in Italia, capace com’è di collegare la prima con la seconda Repubblica, di essere “trait d’union” tra la vecchia Italia dei misteri democristiana e l’Italia anarcoide di Berlusconi. In un vigoroso e implacabile pamphlet Nando dalla Chiesa ricostruisce (o meglio: restituisce) il profilo dell’uomo, i fatti di cui è stato protagonista e soprattutto il suo messaggio politico, la funzione pedagogica esercitata a rovescio nei confronti della società italiana. Oltre che essere uno schizzo efficacissimo dei passaggi cruciali della storia repubblicana, il libro è una condanna senz’appello della debolezza delle virtù civiche e del conformismo mediatico entro cui scorre la vita del nostro Paese.