L'avvocato Gianfranco Maris, novant'anni, milanese, è uno degli ultimi testimoni dell'orrore dei campi di concentramento nazisti: fu prigioniero a Mauthausen-Gusen, dove morirono 122.000 persone. Vi arrivò da Fossoli, il 5 agosto 1944, con altri 305 italiani classificati, come lui, "detenuti politici": comunisti, partigiani, operai che avevano scioperato. All'arrivo delle truppe alleate, il 5 maggio 1945, di quel gruppo solo 144 erano ancora vivi. Maris racconta le angherie, le umiliazioni, il massacrante lavoro nelle cave di pietra, il chilo di pane da dividere in ventiquattro, le cinque bastonate inflitte per ogni pidocchio scoperto dai kapò, le iniezioni al cuore e le camere a gas per eliminare chi non era più "idoneo al lavoro". Ma anche le solidarietà e le amicizie nate fra i detenuti e, su tutto, insopprimibile, la speranza. Il giorno della Liberazione Maris pesava 36 chili. "Come ho fatto a sopravvivere? Non lo so" scrive. "Ma so che ho il dovere di raccontare alle future generazioni quel che è successo, perché potrebbe ancora succedere."
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